Mercoledì, 02 Ottobre 2019 18:16

L'empatia di don Orione

DON ORIONE e la sua empatia

Chi ama entra in relazione e l’intensità della relazione è proporzionata all’intensità dell’amore. Più questo amore è disinteressato e generoso, effusivo, previdente, attento, magnanimo, si manifesta in apertura di cuore, in donazione, in capacità di  sacrificio, più la relazione diventa pienamente umana, una super relazione.

Indiscussa è sempre stata l’ampiezza della capacità di amare di don Orione, dunque anche lo spessore della sua capacità relazionale, la sua empatia, la sua capacità di sintonizzazione col mondo dell’altro, la capacità di lettura del mondo interiore dei suoi interlocutori (e ovviamente in prima battuta del suo). Il suo grido, il suo programma di vita: “Anime, anime” esprime in modo chiarissimo l’intensità della sua sollecitudine verso tutti.

“D’altro canto quando Cristo entra nella vita di una persona, insieme a Lui devono necessariamente passare tanti altri che sono quasi tutti individui male in arnese, esigentissimi. In tal modo la vita di Don Orione viene totalmente occupata, requisita dall’Altro e dagli altri […] Don Orione aveva intuito che le cose di Dio sono le cose degli uomini […] Proprio perché uomo di Dio, don Orione è l’uomo di tutti”[1]

 E se è vero, (come lo è) quanto diceva Padre Puglisi e cioè che “Dio ci ama sempre attraverso qualcuno…” Don Orione fu un mirabile esempio di come l’interessamento, la cura, la relazione con “qualunque altro” veicolasse l’amore di Dio e ne facesse sperimentare il suo abbraccio.

Mi ha sempre affascinato il modo in cui Don Orione incontrava, creava relazioni e … portava a Dio. Nella preghiera che siamo soliti recitare , al termine della liturgia delle ore, indichiamo, in modo magari non sempre consapevole e attento le caratteristiche della capacità relazionale del nostro santo . Recitiamo: “ O SS Trinità […] ti ringraziamo per averci dato  (in Don Orione)   “il padre dei poveri, il benefattore dell'umanità dolorante e abbandonata".

L’empatia di don Orione è tutta qui : entra in relazione come padre e da padre ( e si potrebbe ipotizzare un percorso di almeno un anno  per sviscerare tutte le sfaccettature di questa sua paternità), entra in relazione come padre dei poveri , espressione che, a mio avviso, deve intendersi come squisita vicinanza ad ogni tipo di situazione di vita , a ogni tipo di condizione sociale, ad ogni tipo di esigenza del cuore umano, ad ogni tipo di mancanza o bisogno,  entra in relazione come benefattore ossia come colui che fa il bene, facendosi carico di ogni dolore o ferita dell’umanità (non a caso nel suo Cottolengo si legge : le porte saranno aperte a chiunque abbia un dolore”)

In vari episodi della sua vita possiamo cogliere il tratto discreto con cui si avvicinava a uomini / donne, fanciulli e anziani, sani e malati, peccatori e santi.  

Come non ricordare il modo caldo con cui, giovane seminarista si accosta a Mario Ivaldi, cacciato per motivi disciplinari dal catechismo? Gli rivolge domande semplici ma che esprimono tutta la sua premura e il suo interesse: cosa ti è successo? perché piangi? ti farò io un po' di catechismo”. E da lì, “scaldato” il cuore del giovane, viene fuori una bella e profonda relazione e da lì inizia tutta l’opera educativa di Don Orione.

Le nostre relazioni, come quelle di d Orione, nascono per i motivi più diversi: ci si incontra per motivi di vicinato, di studio, di lavoro, di volontariato, per un interesse pratico.  Lui, però ci mostra come in ogni circostanza si tratta di esporsi, di andare oltre il ruolo e di instaurare un dialogo partendo anche a da cose elementari, di cortesia, di amicizia.[2]

Don Orione si è sempre “offerto” all'incontro con ogni tipo di “umanità”, cominciando anche dal semplice parlare di sé, per aprire alla reciproca confidenza e iniziare una relazione e, alla fine, portare il discorso sulle “sorgenti della vita”, su Gesù, sulla fraternità e la solidarietà verso i più poveri.

Oggi insegna anche a noi a partire da cose elementari per portare alle sorgenti della vita. E una delle “cose” elementari è l’ascolto. Ma quello di don Orione è un ascolto speciale, un ascolto che avvicina i cuori, prende in mano con riverenza l’anima della persona che gli sta dinanzi, mostra un vero interesse per la sua storia, gli dimostra affetto e benevolenza, crea intorno a lui un’atmosfera buona. Nella lettera che Don Orione scrive a don Pensa e ai suoi collaboratori, il 5 agosto 1920, raccomanda di “avvicinare il cuore “di chi ci sta dinanzi. In verità nella lettera egli parla dei giovani  ma, gli atteggiamenti relazionali vincenti, espressi nella lettera, possono senza alcun dubbio essere estesi a chiunque e per chiunque . Il testo della lettera fedelmente dice: “[…] occorre avvicinare il cuore dei giovani e farsi ragazzi con essi”, “prendere in mano, con grande riverenza, l'anima dei giovanetti, come farebbe un buon fratello maggiore con i fratelli più piccoli”, ricorrere continuamente ad esortazioni paterne, con l'anima piena di sincero affetto, portare i loro cuori a Dio […]  Il giovane ha bisogno di persuadersi che siamo interessati a fargli del bene, e che viviamo non per noi, ma per lui; che gli vogliamo bene sinceramente, e non per interesse, ma perché questa è la nostra vita, perché lui è tanta parte della nostra stessa vita e il suo bene costituisce la nostra missione ed è il nostro intento e affetto in Cristo. Egli deve comprendere che viviamo per lui; che il suo bene è il nostro bene; che le sue gioie sono le nostre gioie, e le sue pene, i suoi dolori sono pene nostre e nostri sono i suoi dolori. Egli deve anche sentire che siamo pronti a fare per lui dei sacrifici, e a veramente sacrificarci per la sua felicità e per la sua salvezza. Il giovane deve sentire questo: deve sentire attorno a sé un'atmosfera buona, un soffio caldo d'affetto puro, illibato e santo, di fede e di carità cristiana, ed allora sarà nostro.”[3]. Ogni termine evidenziato in neretto suggerisce una sfaccettatura utile alla costruzione di una relazione profonda, vera, stabile.

Al fine di cogliere ancora più incisivamente la forza empatica di don Orione possiamo leggere una lettera da lui scritta ad un amico, in occasione del Natale 1934.

La lettera contiene preziosi insegnamenti di vita: non drammatizzare i propri disturbi, ringraziare il Signore per quanto ci dona; dare ad ogni persona un’amicizia sincera. E soprattutto darle Gesù, unica fonte della gioia vera. Tutto questo in un tono particolarmente affabile e scherzoso. Ma alla fine … “una parola in un orecchio” [4]

 

Victoria F.C.C.A. (Argentina)

4 dicembre 1934

Caro Franco

per gli auguri di Natale e di Capodanno ti ho mandato una circolaretta a stampa, come ad altri, ma mi pare un po' poco,[5] ond'è che do mano a carta e penna e calamaio (un po' come l'oste della luna piena di Manzoni) e ti scrivo ...

 

- Fuma una sigaretta alla mia salute

E, anzi tutto, come stai ? [6] Io ti fo sapere che starei benone, se non fosse un po' di mal di cuore[7] che non mi lascia lavorare che pochetto di giorno, e non mi dà requie di notte. Ma, come vedi, non mi toglie il buonumore. Evvia! Siamo giovanotti di 62 anni, onde, se anche viene qualche notte sorella morte, la accoglierò a festa, chè ho vissuto abbastanza, ti pare? Quanti che non hanno toccato neanche i 60! Dunque stiamocene contenti, e sia come Dio vuole. Hai lavoro? E sei di buon umore? Se hai lavoro e sei di buon umore, fuma una sigaretta alla mia salute. [8]Vedi, sto vecchio prete senza fastidi, com'è allegro! E tu, caro Franco sei allegro?[9] Sta di buon animo, di buon animo sempre, ché

 

- Alla fonte della gioia vera

Io questa allegrezza, che è serenità di spirito, e sgorga dalla Pace della coscienza;  questa soave letizia che fa lieta e bella la vita, te la auguro[10], caro Franco per le feste del Santo Natale e per il Nuovo Anno, con tutti quei beni che il tuo cuore può desiderare. Ed ora non una predica, no, ma una parola in confidenza grande in un orecchio[11], a te solo[12], eccola. Tu gusterai la pace del Natale, se andrai a farti una buona confessione e a ricevere Gesù, caro Franco: va dunque!

Ecco, ho finito, la parolina buona e da amico è detta: niente predica[13].

Sono stato o no discreto? Ciavu! Addio! Buon Natale! Buona fine e buon Capo d’ Anno!

Tanti auguri ai tuoi genitori e alla zia.

Iddio ti benedica e ti dia ogni prosperità.

Tuo Don Orione[14]

[1] San Luigi Orione . Da vero amico - Lettera ai laici ( a cura di don Vincenzo Alesiani) . Gribaudi pag 15

[1] Mi pare un po' poco : quando nella relazione l’altro occupa veramente un posto centrale , il cuore del donante non è mai appagato, si sente sempre in debito d’amore

[1] Anzitutto … come stai? : è la sollecitudine , la cura traboccante di chi ha a cuore il bene e il benessere dell’altro

[1] Un po' di mal di cuore : sdrammatizzando sui propri disturbi, don Orione, impedisce che l’attenzione si fermi su di lui, e questo la dice lunga sulla tendenza alla lamentazione che forse caratterizza qualcuno di noi , che in definitiva non fa altro che cercare accoglienza piuttosto che essere disposto ad accogliere.

[1] Fuma una sigaretta alla mia salute: quale affabilità , quale tratto giocoso , rasserenante, accattivante, pacificante … quello del nostro santo

[1] E tu caro Franco sei allegro? Che modo delicato di entrare in relazione più profonda, dove ciò che emerge è la preoccupazione di don Orione per “ la situazione del cuore e della vita” del suo interlocutore.

[1] Io questa allegrezza… te la auguro: Don Orione consegna/ condivide il suo bene più prezioso: la fede, Dio; porta il discorso sulle “sorgenti della vita”, su Gesù.

[1] Una parola in orecchio: che squisito tratto confidenziale

[1] A te solo: quanto è importante in una relazione che l’altro senta di essere prezioso, importante

[1] Niente predica: un rapporto alla pari, da pari, senza pulpiti, da amici, di più da fratelli

 

 

[1] Alessandro Pronzato – Il Folle di Dio – Gribaudi  pag 137

[2] F. PELOSO, Lettera Circolare>> (28 agosto 2007). 

[3]  Cf. L. I, 237ss.

 

[4] San Luigi Orione . Da vero amico - Lettera ai laici ( a cura di don Vincenzo Alesiani) . Gribaudi pag 15

[5] Mi pare un po' poco : quando nella relazione l’altro occupa veramente un posto centrale , il cuore del donante non è mai appagato, si sente sempre in debito d’amore

[6] Anzitutto … come stai? : è la sollecitudine , la cura traboccante di chi ha a cuore il bene e il benessere dell’altro

[7] Un po' di mal di cuore : sdrammatizzando sui propri disturbi, don Orione, impedisce che l’attenzione si fermi su di lui, e questo la dice lunga sulla tendenza alla lamentazione che forse caratterizza qualcuno di noi , che in definitiva non fa altro che cercare accoglienza piuttosto che essere disposto ad accogliere.

[8] Fuma una sigaretta alla mia salute: quale affabilità , quale tratto giocoso , rasserenante, accattivante, pacificante … quello del nostro santo

[9] E tu caro Franco sei allegro? Che modo delicato di entrare in relazione più profonda, dove ciò che emerge è la preoccupazione di don Orione per “ la situazione del cuore e della vita” del suo interlocutore.

[10] Io questa allegrezza… te la auguro: Don Orione consegna/ condivide il suo bene più prezioso: la fede, Dio; porta il discorso sulle “sorgenti della vita”, su Gesù.

[11] Una parola in orecchio: che squisito tratto confidenziale

[12] A te solo: quanto è importante in una relazione che l’altro senta di essere prezioso, importante

[13] Niente predica: un rapporto alla pari, da pari, senza pulpiti, da amici, di più da fratelli

[14] Scr 41,64