Domenica, 06 Dicembre 2020 11:57

II Domenica di Avvento: "Preparate la via del Signore" (a cura di don Achille Morabito, FDP)

Dal vangelo secondo Marco (Mc 1, 1-8)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

In questa seconda domenica di Avvento la liturgia ci propone i primi versetti del Vangelo di Mc. Il primo versetto non è solo l’inizio di questo Vangelo, ma è la chiave di lettura di tutta la narrazione di Mc: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”. L’espressione può significare

  • Inizio della «buona notizia», che riguarda Gesù (cioè la predicazione apostolica su Gesù) [genitivo oggettivo],
  • Inizio della «buona notizia», proclamata da Gesù (cioè la predicazione di Gesù) [genitivo soggettivo].

Per usare una formula sintetica: Gesù è, allo stesso tempo, il messaggero ed il messaggio!

Il Vangelo di Mc, quindi, si apre con una professione di fede: Gesù è Messia (Christòs); Gesù è Figlio di Dio; e si chiude con un’altra professione di fede da parte di un centurione romano sotto la croce: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (15,39).

In Marco, detto in estrema sintesi, la «buona notizia» è qualcosa di sorprendente e di sconcertante: “Gesù (quel Gesù di Nazaret che ha condotto una vita umile, che ha scelto il servizio e la croce) è il Messia e il Figlio di Dio” (Maggioni). Gesù si rivela come Figlio di Dio attraverso la croce. Questo è il Gesù Cristo di Mc. Più sintetico di così non si può!

Una breve parentesi sulla parola «vangelo». Questa parola è attestata nel greco classico fin dai tempi di Omero e, in genere, indicava la «ricompensa per una buona notizia». Col tempo si è arricchita di altri significati. Poteva, ad esempio, indicare la notizia di una vittoria. Anche la nascita, le gesta e l’intronizzazione dell’imperatore venivano chiamate «liete notizie».  Ma l’uso di questa parola nel NT non si innesta sulla matrice greco-ellenistica, ma risale all’AT e in particolare al Deuteroisaia.  È Gesù il «messaggero» della Buona Novella messianica, “poiché in lui si compie la profezia di Isaia: per merito delle sue opere e della Buona Novella annunciata ai poveri (Mt 11,5; Is 35,5-6; 61,1) il tempo della salvezza diventa realtà, così come i segni che l’accompagnano” [1].

Gesù, quindi, è la «Buona Notizia». Come tradurre nella nostra vita quest’annuncio delle prime comunità cristiane? Nel rispondere, ci facciamo aiutare dal personaggio centrale del racconto di oggi: Giovanni Battista. Il Battista è introdotto sulla scena con una duplice citazione profetica: la prima dal profeta Malachia e la seconda dal profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via (Malachia 3,1). Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Isaia 40,3). 

Nella rilettura del testo di Malachia – profeta intorno al 450 a. C. e il cui nome vuol dire proprio «il mio messaggero» –, Mc e gli altri Sinottici, hanno riconosciuto Giovanni Battista il precursore. Il testo di Isaia – che ascolteremo nella prima lettura – apre il cosiddetto «Secondo-Isaia» o «Deutero-Isaia», un autore anonimo, continuatore di Isaia, un grande profeta come lui, che ha predicato a Babilonia intorno al 550 a.C. Questa seconda parte del grande rotolo di Isaia comprende i capitoli 40-55 e cominciano con “Consolate, consolate il mio popolo”; ecco perché viene chiamato anche il «libro della consolazione». Gli evangelisti (anche Gv), citando questo testo l’hanno applicato a Giovanni Battista che annunziava la venuta prossima del Messia.

Il personaggio chiave del racconto è dunque Giovanni Battista; è lui il soggetto dei verbi (battezzava, proclamava): è a lui che accorrevano dalla Giudea e da Gerusalemme per farsi battezzare nel fiume Giordano, e a lui confessavano i propri peccati. “Giovanni – scrive Mc – proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ora, volgendo lo sguardo al Battista, proviamo ad attualizzare il testo (naturalmente ognuno attualizza ascoltando quanto lo Spirito gli suggerisce, e questo può essere fatto solo in un clima di silenzio e di preghiera). Ci fermiamo su due verbi: «preparare, proclamare».

Preparate la via del Signore”: quando prepariamo qualcosa (pensiamo ad un pranzo, ad un viaggio, ad una lezione…) prestiamo particolare attenzione, curiamo addirittura i particolari, cerchiamo di intuire anche i gusti dell’altro, di non dimenticare nulla, ecc. Se questo vale nella vita di tutti i giorni, vale – utilizzando la stessa immagine – per questo cammino di Avvento. Sarà come sarà questo Natale, a causa del Covid-19, ma è un tempo che non possiamo e dobbiamo sprecare. Non prepareremo tante luci, ma forse ci preoccuperemo più della luce che viene dal cuore e dalla grotta di Betlemme; non prepareremo la lista dei regali, ma forse prepareremo più pacchi di solidarietà e di condivisione; non prepareremo le valige per andare alle Maldive, ma forse cercheremo di mettere nella valigia della vita qualcosa di più essenziale, le cose semplici, indispensabili

Giovanni proclamava un battesimo di conversione, proclamava la missione del Messia… Natale è un’opportunità per «rinascere», per rimettersi in carreggiata riprendendo in mano il Vangelo, per nutrirsi della parola di Gesù, non di altre parole; «rinascere» per scrostare quanto rende il nostro cuore pesante, astioso, insoddisfatto; «rinascere» per rianimare una fede rimasta bambina, superficiale, che non incide per niente nella vita. Natale è un’opportunità per proclamare, prima di tutto con la vita, che Gesù è veramente la «Buona notizia».  

Compito della settimana: quali sentimenti suscita in me la figura del Battista? In che cosa mi aiuta o mi provoca per prepararmi bene al Natale? Amen.

 

 

 

[1] R. LATOURELLE, A Gesù attraverso i Vangeli. Storia ed ermeneutica, Cittadella Editrice, Assisi 1979, pp. 117- 118.