Sabato, 30 Settembre 2023 21:59

Atteggiamenti contrapposti dentro di noi: XXVI Domenica del Tempo Ordinario - anno A

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Due figli, a prescindere dalla loro risposta e disponibilita, sono sempre chiamati e riconosciuti  figli. Sono figli perché amati a dispetto di ogni loro possibile risposta ed azione. Il nostro essere figli, infatti, non è funzionale a ciò che facciamo. Il nostro essere figli non è funzionale a quanti errori abbiamo fatto o faremo. Siamo figli perché abbiamo lo stesso Dio Padre. E davanti a Dio siamo tutti mendicanti.

Il carcerato, la prostituta, il tossicomane … sono tutti i figli e non dei numeri. Dio non si tira indietro dinanzi alla nostra possibile protesta. Questi due figli, come ciascuno di noi del resto, fanno fatica a offrire la loro vita. Tutte e due sperimentano una lotta interna. Non si sa il percorso tortuoso che questi figli hanno compiuto e dovranno compiere, ma sappiamo che in fin dei conti, il primo si apre fino in fondo alla sorpresa del Signore, lasciando trasparire la grazia.Mentre il secondo, trattenendo per se’, si chiude alla sorpresa. Teme di essere scomodato nelle sue false sicurezze.

Dio non guarda i singoli atti della nostra vita ma apprezza la fatica continua e gioiosa della nostra offerta. Dio, cioè, non smette mai di scommettere sul meglio che possiamo offrire. Trattenere per se’ o darsi fino in fondo è la nostra comune sfida. Solo l’amore ci cambia dentro. Ciò che rimarrà non sarà, di certo, l’amore trattenuto per sé ma solo l’amore donato.

Lo Spirito Santo rompa in noi le catene di una religiosità esterna, le catene dei giudizi affrettati donandoci i sentimenti del carpentiere di Nazareth, i sentimenti umiltà, di stupore, di donazione.